martedì 31 agosto 2010

CREPUSCOLO

Allora, io per iniziare propongo il film che ha fatto discutere molto negli ultimi due o tre anni, e cioè Twilight.
Penso che tutti sappiate di cosa sto parlando per cui tralascio la trama.
Perchè Twilight?
Il mio "perchè" individuale è stato un po il solito: tramortita dai media e dalla pubblicità incessante che ti ingurgita anche e soprattutto contro la tua volontà e coscienza, decisi che era "politicamente corretto" vedere di cosa si trattasse. E qui entra in gioco il secondo nodo:
Film o romanzo?
Io ho iniziato col libro, che ho finito in pochi giorni e non dico cose lontane dal vero affermando che probabilmente, se avessi optato per il film in primis, probabilmente la cosa sarebbe finita li.
Non sto parlando della qualità del film, ma dall' assunto, quasi assioma, che la trasfigurazione di un qualsiasi libro (indipendentemente dalla sua qualità) sul grande schermo, purtroppo ne esca azzoppata, un pò a pezzi.
Quindi, visto che qui di Cinema parlasi, parla(si)amo pure!
Ok, prima che mi si inquadri come una ragazzina in preda agli ormoni, dico subito che: TWILIGHT, ROMANZO/FILM D'EVASIONE.
Ok, ci stà, siamo tutti d'accordo sul dire che non siamo di fronte a massime filosofiche di vita.
Partendo da questo, analizziamo come è nato questo "MOSTRO".
Regia.
La regista è Catherine Hardwicke (http://it.wikipedia.org/wiki/Catherine_Hardwicke), a mio parere una brava, che mette la firma a diversi lungometraggi indipendenti (ricordiamo "Thirteen" la storia di due tredicenni sconvolte dal mondo della droga, degli eccessi e del sesso adolescenziale e non; "Lords of Dogtown" istantanea del mondo skater; "Nativity").
La forma che dà a Twilight, a causa del basso budget, a me piace, a partire dai colori della pellicola e dalle inquadrature mai fisse, dimostrazione del modo di dirigere della Hardwicke: frenetico, senza riposo.
Gli attori.
Gli attori, bhe, si conoscono: l'inglese Robert Pattinson (24) e la californiana Kristen Stewart (20), attori non certo conosciuti per le loro doti recitative. Entrambi giovani, fanno parte lei, di un filone indipendente e/o comunque per piccoli ruoli di grandi film ("Panic Room, "Adventurland", "Into the Wild", "The Runaways"), lui "conosciuto" prevalentemente per avere interpretato la parte nel nobile Cedric Diggory in "Harry Potter e il calice di fuoco", e purtroppo non per altri ruoli molto più spessi a mio modesto parere. Ricordiamo "Little Ashes" in cui interpreta Salvador Dalì e mette in scena la storia omosesessuale con il compagno Federico Garcia Lorca; "How to Be"; "La fiera delle vanità".
Papà Hollywood
Quello che secondo me è degno di nota, non è tanto il film in sè (che può piacere, può fare ridere, può far passare due piacevoli ore di evasione sentimentale) ma soprattutto il fenomeno mondiale di marketing (perchè di questo si tratta) che Hollywood ha creato.
Era inevitabile come respirare, che Hollywood, una volta sentito l'odore da lontano del grande successo potenziale della franchigia, si fosse comportato come è suo solito fare: Hollywood vive di questo, trasformare quello che può in successo, anzi, chiamiamo le cose col proprio nome: dollari.
Ragazzine urlanti= MOLTI DOLLARI.

E da li secondo me ha inizio il degrado. Non dico che il romanzo sia un prodotto di qualità notevole, dico solo che reggeva, se si fosse fermato li ( e ai successivi tre libri), potevamo crederci per una settimana, o per quanto ci mettevate a leggerlo, che in mezzo agli alberi immersi e affogati nella fredda pioggia di Washington, potesse esistere qualcuno di non umano che potesse amarti in una maniere in cui, appunto l'uomo, non è in grado di fare.
Potevamo crederci, come possiamo credere a mostri blu alti due metri che lottano per il loro pianeta Pandora. Di EVASIONE trattasi, tutti ne abbiamo bisogno.
Viagra
E comunque il tema trattato dalla Mayer (Stephanie, la scrittrice) rapisce molte(i), indipendentemente da Hollywood e dal film.
E secondo me sta soprattutto nel fatto di come sta evolvendo la nostra società.
Prendo spunto da un servizio che ho sentito due giorni fa al Tg1: dicevano che l'uomo italiano non è più in grado di corteggiare la sua donna, non sa cosa significhi il romanticismo; io aggiungo che probabilmente non è solo l'uomo italiano.
E' normale, io personalmente, e lo dico sempre a chi mi conosce, penso che il romanticismo si sia estinto alla fine dell' 800. Normale. Le nostre vite sono inglobate dalla Fretta, un mostro che travolge tutti e di cui pochi sono veramente consapevoli. Viviamo nell'era del "Tutto e Subito", del godimento immediato,del Viagra, del Fast-food (e non solo food", del "compro su internet perchè faccio prima", del "prendo l'aereo per fare 300 km, così arrivo subito"; e ci siamo così dentro, che se dobbiamo aspettare 20 minuti dall'estetista, ci sentiamo impazzire.
A me, sinceramente, tralasciando la storia vampiri-sangue-scintillio-supervelocità-superforza ( per queste cose c'è un elenco infinito di capolavori del genere, in primis a mio parere "Nosferatu", per arrivare a film pià recenti "Intervista col vampiro" e pià "attuali o attualizzabili" come "Blade"), ha toccato la lentezza della storia.
E' così lontano dalla nostra realtà che mi ha incantata. Il sentimento è lento, è delicato, ti accarezza piano, poi cammina davanti a te, si gira e si ferma a guardarti, e tu cammini verso di lui, piano, quasi fluttuando.
Twilight ti insegna la bellezza dell'aspettare ( e forse questo deriva dall'influenza mormone della scrittrice), ma non in senso di rapporto sessuale (lo so che ci stavate pensando, sempre per ritornare al discorso del godimento immediato). Non sto parlando di quello, o meglio non solo.
Twilight racconta di come sia straziante e meraviglioso allo stesso tempo, e disarmante e riempiente e potente, tendere la mano verso qualcosa o qualcuno senza mai toccarlo veramente (metaforicamente parlando). E' come un orgasmo infinito, che non si consuma mai, totalmente estraneo alla realtà di oggi, dove TUTTOOGNICOSA finisce nel momento in cui inizia, brucia in un attimo.
Scelta
E poi, per concludere, c'è una tematica che a me sta particolarmente a cuore e con la quale mi piacerebbe concludere con un finale ad effetto: i vampiri descritti non bevono sangue umano, nonostante sia nella loro natura più intrinseca, in un passaggio, il padre di famiglia (quella vampira) dice:"Il fatto di essere nati così, non ci obbliga a non avere le forze per cambiare ed essere migliori".
Tutti abbiamo una possibilità di scelta, non tutti abbiamo la forza e il coraggio.

Grazie, R.

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