giovedì 2 settembre 2010

QUO VADIS, BABY?


Trama
Il noir, tratto dal romanzo di Grazia Verasano, è firmato dal regista italiano Gabriele Salvatores (per intenderci quello di "Io non ho paura", "Nirvana", il recente "Happy Family").
Dodicesimo lungometraggio, narra di Giorgia Cantini, una investigatrice privata di Bologna, che lavora nella ditta di famiglia del padre, a piatti ed insipidi lavori commissionati da clienti vendicativi che vogliono scoprire il tradimento del partner; finchè un giorno, nel suo ufficio le vengono recapitate delle cassette registrate 16 anni fa dalla sorella minore, suicida.
Ada infatti, 16 anni prima, si trasferisce da Bologna a Roma per inseguire i suoi sogni. Tra un provino andato male, una proposta indecente da parte del produttore e lezioni di recitazione e dizione, la ragazza si racconta davanti ad una piccola videocamera.

Il trasferimento allontana le due sorelle, da sempre molto unite: non una chiamata, un incontro, appuntamenti mancati, tutto questo per reticenza da parte di Ada, nel rendere partecipe la sorella della sua vita decadente, spoglia, ricca di tanti sogni vuoti, che fino ad ora non sono stati trasformati in realtà.
Sarà il padre che, esasperato, decide di riportare a casa la figlia; scopre invece, una volta entrato nell'appartamento, che Ada si è impiccata.
Giorgia
Ha fatto della "ricerca della verità" il suo lavoro,che vive con estrema diligenza e professionalità ma che le provoca turbamenti e violenze interiori ,anche per quanto riguarda il suo (assente) rapporto col padre-capo.
L'incoscienza e l'apatia che hanno accompagnato da anni Giorgia, vengono violentemente spazzati via da queste cassette che sembrano venire direttamente dall'inferno: Giorgia prova una profonda rabbia repressa e avversione verso i nastri. Probabilmente ci erano voluti molti anni per costruirsi una vita "mediocramente" tranquilla che riuscisse a placare il vuoto.
Il risentimento verso la scostante Ada, che si ostinava a non incontrarla, a non rispondere alle telefonate, non bruciava più da tanto, finalmente; la rabbia verso il padre che non era riuscito a riportare a casa la figlia, a salvarla dal suicidio, era magistralmente nascosto e zittito nel profondo.
E' il "compito" di ciascun essere umano: quello di imparare a convivere con in demoni, a fingere, a nascondere i tagli dell'anima.
Il passato sopraggiunge però, mandando tutto all'aria, costringono Giorgia a rivedere tutta la sua vita.
Da qui, la protagonista partirà per Roma. (Il film è infatti girato tra i portici bolognesi e Roma.)
Viaggio
E narra del viaggio (vero e proprio ma anche e soprattutto interiore) che Giorgia si trova a dover compiere per scoprire la ragione del suicidio taciuto della sorella.
L'arrivo del pacco pieno di cassette, la risucchia in un film (vero e proprio, il "corto amatoriale" di sua sorella), a cui credeva aver messo la parola fine, ma che rivivrà all'infinito, in un loop che Giorgia non riuscirà più a controllare.
La visione del film (quello vero ora, quello di Salvatores) per me, è stata frustrante perchè lo spettatore è costretto, insieme alla protagonista, a rincorrere con tutte le forze una verità che si ostina a sfuggire; in questa visione pessimistica è come se più alto è l'affanno e il desiderio di verità, più questa diventi oscura, sfuggevole e vanamente inquitante.
Fino all'ultimo si rivela una ricerca inutile, vuota, sfibrante che sembra non condurre a nessuna meta.
Giorgia, che prima decide di sua spontanea volontà di intraprendere il viaggio, si ritrova presto in trappola del suo stesso desiderio, un desiderio che la tormenta, la ossessiona e la acceca.
Fino alla fine.
Relatività
Ma è così indispensabile la verità? E' vitale? Non ci sono situazioni in cui, costruirsi una difesa (più o meno credibile), leni i tagli dell'anima?
E' la domanda che Giorgia vive dentro di se.
Il finale del film racchiude il quesito in una sequenza scioccante, (che non vi rivelerò).
Metacinema
Giorgia, impersonifica in sè, una dicotomia affascinante: la scomparsa misteriosa della sorella la spinge, come detto prima a diventare investigatrice privata, come modo per espiare continuamente, lungo tutto il corso della sua vita, la colpa per non essere riuscita a scoprire la verità, e per averci "rinunciato".
All'opposto, odia il cinema, non guarda film, nè li noleggia: è Lui l'assassino? E' stato il Cinema con le sue promesse scintillanti a strapparle la sorella?
Il paradosso è forse che, in un certo senso, è proprio un film, che le fa scoprire ciò che le servirà per risalire l'abisso in cui stava annegando. Infatti, "Quo vadis, baby?" è una frase pronunciata dal protagonista maschile a quella femminile, nel film "Ultimo tango a Parigi", pellicola che Giorgia vedrà distrattamente.
E quindi, concludo con una mia riflessione personalissima e proprio per questo forse poco condivisibile: ci troviamo di fronte ad un cinema, che oltre a parlare di verità, parla di cinema, con elementi che continuamente riprendono se stesso, dai nastri di Ada, al riferimento a "Ultimo Tango" (c'è tra l'altro, un altro film biblico sull'impero romano che si chiama "Quo vadis" ), al Cinema di Cinecittà, al cinema che salva e che condanna - metacinema. 

Grazie, R.

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